Words, Wine and Roses
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Il linguaggio del vino: 10 termini per iniziare a capirne un po’ di più / 1

«Vino intellettualmente stimolante, teso e versatile, dalla veste color salmone brillante. Bolla fine e setosa. Al naso piccoli frutti rossi appena brinati, crosta di pane bigio, sentori di rosa appassita e una lieve nota ematica; al palato rigoroso e perfettamente equilibrato, dal finale diritto. Beva compulsiva»

Avete mai letto note di degustazione come questa?

Confrontarsi con la lingua del vino è come imparare una lingua straniera: spuntano tantissimi nuovi vocaboli, che spesso rivestono un significato del tutto diverso da quello a cui siamo abituati.

Spesso, poi, gli esperti ci mettono del loro, utilizzando una specie di «linguaggio cabalistico» senza alcuna pietà per i non addetti ai lavori.

E adesso, invece che di bere come una spugna, vi è venuta voglia di gettarla (la spugna)? Non fatelo!

Che iniziate soltanto adesso a interessarvi di vino o abbiate già qualche conoscenza in materia, il primo di questa serie di post vi aiuterà a districarvi nella giungla enologica.

Non ho ovviamente la pretesa di fornire un elenco esaustivo (rimando sempre a un corso per sommelière/sommelier) e nelle descrizioni ho cercato di andare al punto restando il più possibile sintetica.

Pronti? Cominciamo con i primi 10 termini!


1) Abboccato

Questo termine fa riferimento al contenuto zuccherino di un vino.
Per i vini fermi si può utilizzare questo attributo se il residuo zuccherino è compreso tra i 5 e i 12 g/l (o i 18 g/l purché l’acidità totale, espressa in g/l di acido tartarico, non sia inferiore di oltre 10 g al tenore di zucchero residuo).
Per i vini spumanti, invece, il termine corrisponde alla denominazione francese demi-sec, con residuo zuccherino compreso tra i 32 e i 50 g/l.

2) Amabile

Questo aggettivo è usato per i vini in cui la sensazione di dolcezza è chiaramente percepibile (solitamente con un contenuto di zuccheri residui tra i 30 g/l e i 50 g/l, in Germania e in Austria tra i 18 g/l e i 45 g/l).

3) Archetti o lacrime [non è una canzone di Luciano Tajoli!]

Gocce più o meno fluide che si vengono a creare durante la rotazione del bicchiere, gli archetti possono fornire delle indicazioni sulla consistenza (ossia la fluidità o viscosità del vino, determinata da glicerina ed etanolo) e, di conseguenza, sul grado alcolico del vino.
Più gli archetti scorrono lenti, fitti e regolari lungo la superficie del bicchiere, più un vino sarà consistente.
Se, invece, gli archetti scendono rapidi, ampi e irregolari, la consistenza del vino sarà inferiore.

4) Aromi primari, secondari, terziari

Benché questa classificazione sia incompleta e ormai quasi anacronistica, per semplificare si può dire che ogni vino ha in sé una moltitudine di aromi primari, secondari e terziari.
Gli aromi primari, ossia quelli che derivano dall’uva, sono per lo più fruttati, fioriti, erbacei. Le note secondarie, ad esempio di noce o di burro, si sviluppano durante la fermentazione alcolica, mentre quelle terziarie (vaniglia, cacao, spezie…) sono legate all’invecchiamento del vino, indipendentemente dal contenitore impiegato.

5) Astringente

Quando un vino è astringente, si ha una sensazione di asciugamento della bocca dovuta a tannini accentuati.
Questa sensazione è particolarmente presente nei vini rossi giovani e tende ad ammorbidirsi con la maturazione.

6) Avvinare

Nella sommellerie l’avvinamento può essere generalmente definito come l’atto di versare una piccola quantità di vino in un bicchiere o in un decanter prima di servirlo a tavola, al fine di migliorarne la qualità.
Il contenitore viene fatto roteare per far scorrere il liquido lungo le pareti e raccogliere eventuali impurità od odori poco gradevoli che andrebbero a compromettere la qualità del servizio.
I residui saranno quindi eliminati insieme a quella piccola quantità di vino che si è dovuta sacrificare.

7) Barrique

Una barrique è una botte da 225 litri (228 litri in Borgogna), generalmente in legno di quercia, dove il vino viene fatto maturare. In media le barrique vengono sostituite da nuovi esemplari ogni tre anni, in quanto nel corso del tempo rilasciano sempre meno tannini.

8) Bouquet

Il bouquet viene chiamato anche «naso». In linea generale indica l’insieme delle impressioni olfattive di un vino.

9) Brett

La presenza di questo aroma «scalpitante» non è sempre negativa, a meno che non sia troppo invadente. Odori come di lardo, di cerotto, di stallatico o di fieno possono indicare la presenza di Brettanomyces, lieviti selvaggi presenti sulle bucce o nelle botti usate che danno il via a fermentazioni parallele a quella alcolica.

10) Corpo

Il corpo di un vino è composto dall’alcol e dall’estratto secco (nei vini rossi sono inclusi anche i tannini).
Un’intenditrice/un intenditore sa di certo riconoscere i vini «di corpo», tuttavia non è detto che i vini ricchi di corpo siano automaticamente di qualità: ci sono vini di corpo medio qualitativamente eccellenti (si pensi, ad esempio, a certi Riesling tedeschi).


Vi sembra di capirci già qualcosina in più? Allora restate sintonizzati: continuerò l’elenco nei prossimi post!