È stata una giornata stressante e voi avete soltanto voglia di rilassarvi con un bicchiere in mano. Oppure volete organizzare un incontro con gli amici, ma non sapete proprio quale vino proporre per mettere tutti d’accordo.
Che ne direste allora di un vin de soif, tipologia molto apprezzata anche dalla grande scrittrice francese Colette?
Detti «vini da merenda», «vini da piscina» o «vini glu glu» in italiano, un tempo i vin de soif erano chiamati anche vin de travail («vini da lavoro»): i contadini francesi li consumavano infatti per dissetarsi durante il lavoro quotidiano nei campi, mettendo le bottiglie al fresco nei ruscelli o nei pozzi.
Tornati in auge, i vin de soif possono essere di qualsiasi tipo (rossi, bianchi, rosati, orange, bolle, pét-nat…), ma tutti sono accomunati da una «beva brutale».
Andiamo dunque a scoprire quali sono le loro peculiarità.
Le caratteristiche dei vin de soif
I vin de soif sono dissetanti, ariosi e divertenti, dai sentori leggeri, generosamente fruttati e floreali.
Sono vini da compagnia, adatti alle occasioni conviviali in famiglia o tra amici, in spiaggia o all’aperitivo; non devono necessariamente accompagnare un pasto, anche se sono perfetti, ad esempio, per le grigliate.
Non presentano problemi di invecchiamento, decantazione e abbinamento, sono energizzanti e danno un piacere immediato, senza hangover né seghe mentali. Sono vini casual, sinceri ed espressivi.
Di tenore alcolico non troppo elevato (generalmente tra il 10% e il 13%), nel produrli si privilegiano affinamenti in acciaio più che in legno e, nel caso, le note di legno non sono mai troppo pronunciate in quanto andrebbero a pregiudicare il carattere spontaneo del vino.
I rossi non hanno mai alle spalle macerazioni troppo lunghe, si distinguono per una trama tannica delicata e la loro veste chiara.
Malgrado non spicchino per complessità e struttura, i vin de soif sono però tutt’altro che insipidi e «annacquati»: vivaci e gioiosi, nelle loro interpretazioni più riuscite rivelano un’elegante semplicità.
Spesso marcatamente minerali, possiedono una freschezza croccante ed equilibrata che invoglia a finire la bottiglia. E con i vin de soif di solito la bottiglia finisce in fretta!
Maestria in vigna
I vin de soif come si deve, immediati ma mai anonimi, sono il risultato di una lavorazione sapiente e accurata senza però lunghi affinamenti e procedimenti in cantina troppo complessi. Considerata poi la loro gradazione alcolica moderata, è necessario compensare questa «debolezza» con uve ricche di aromi.
L’importanza del lavoro in vigna va quindi a sovrastare quella dell’intervento in cantina.
Questa tipologia di vini non è affatto semplice da produrre: bisogna possedere un’artigianalità preziosa per ottenere dei vin de soif equilibrati, armonici e coinvolgenti con, eventualmente, anche un discreto potenziale di invecchiamento.
Vini di moda?
Il fatto che i vin de soif siano tornati in voga si spiega grazie alla tendenza verso un consumo più moderato, ma anche all’interesse del pubblico per vini di sostanza, con una personalità autentica e in grado di esprimere l’essenza del terroir nel rispetto dei caratteri varietali.
Il consumatore beve meno e meglio, cerca un buon rapporto qualità/prezzo che può ritrovare in questi vini leggeri e versatili, da aprire magari al momento dell’aperitivo e continuare a sorseggiare anche durante il pasto.
Benché siano di «beva compulsiva», ci vuole però un palato esperto per individuare dei vini comme il faut in questo segmento.
Non solo pane e salame!
Ma, quindi, quali pietanze proporre insieme a questi vini fragranti e spensierati? Non solo i classici salumi e formaggi.
Si possono osare gli abbinamenti più svariati: dalle grigliate di carne o di pesce alle insalate ricche come la nizzarda, ad esempio.
I vin de soif sono poi perfetti anche per accompagnare antipasti, crostacei, pasta con condimenti leggeri, fiori di zucca fritti, hummus di ceci, guacamole, bruschette, piadine… un solo abbinamento è di rigore: un’abbondante dose di buonumore e di convivialità!